Maggio Filosofico 2010 “Potere e Violenza”
L’edizione 2010 del Maggio Filosofico è dedicato al tema “Potere e Violenza”.
Nel corso dei quattro incontri del Giovedì sera a Rastignano vogliamo tracciare un percorso multidisciplinare volto ad attuare una “critica” del potere e della violenza. Il termine critica, qui, va inteso in senso specificamente filosofico: così come intendevano filosofi quali Locke, Kant, ecc., la critica non va intesa come una negazione assoluta o una condanna aprioristica, ma come una riflessione e una definizione sulle caratteristiche proprie, i limiti, la pertinenza e le condizioni di occorrenza empirica di un concetto.
Potere e violenza sono oggi in effetti quasi due parole tabù: nessuno esplicitamente se ne dichiara fautore; il che non significa, ovviamente, che svariate forme di potere e di violenza non siano ben presenti o attuate massicciamente anche da chi a parole le nega.
Ispirandoci alla cosiddetta teoria critica, sospettiamo che la rimozione e la condanna morale verso il potere e la violenza non siano da collegare ad un loro generalizzato rifiuto sul piano pratico, ma piuttosto ad una rimozione operante sul piano ideologico. È facile immaginare che la loro sistematica esclusione serva interessi particolari. Chi detiene il potere e ha strumenti imponenti o subdoli per applicare la violenza ha interesse a mascherarli sotto altro nome; allo stesso tempo gli è utile che chiunque vi si opponga venga screditato nella sua azione, qualificata come una lotta per il potere o una serie di violenze. Perciò da una parte di potere e violenza si parla poco e quando se ne parla lo si fa dandone un giudizio negativo e senza appello. Un discorso critico sul potere e la violenza mira a ridefinire questo quadro di interpretazione dominante.
Occorre dunque ben definire questi due concetti, con lucidità e fuori da ogni moralismo, individuandone i confini e stabilendo con precisione usi ed abusi sia sul piano terminologico che su quello pratico. Lo faremo nel corso di quattro incontri: partiremo dai presupposti biologici, investigando le basi etologiche della violenza, così come l’uso strumentale delle stesse; passeremo successivamente all’analisi del linguaggio del testo che forse più di ogni altri è un manifesto del potere e della violenza, il Mein Kampf di Hitler, per mostrarne i meccanismi suggestivi e feroci; attraverseremo poi il Novecento, dalla Prima Guerra Mondiale fino agli Anni di Piombo, per scorgere un nesso tra l’azione politica e la spinta giovanile a potere incidere sul proprio tempo, anche violentemente; concluderemo con un’analisi del mondo di oggi, in cui i conflitti globali si ridefiniscono sia nelle forme in cui si manifestano che nelle parole che li designano, così come i soggetti del potere e della violenza assumono vesti inedite e inquietanti.
Per i più curiosi e interessati, indichiamo una breve bibliografia, che non esaurisce certo il tema, ma può fare da spunto iniziale di ragionamento.