Da Galileo Galilei, Opere, a cura di Ferdinando Flora, Riccardo Ricciardi Editore, Milano-Napoli, 1953
antologia storica a cura di Adriano Simoncini
Galileo Galilei (Pisa 1564 – Arcetri 1642) può definirsi il padre della scienza moderna per aver esposto e attuato il metodo sperimentale matematico. È comunque universalmente conosciuto soprattutto per le sue scoperte astronomiche, consentite dall’uso del cannocchiale – da lui reinventato – nell’osservazione del cielo: le asperità della superficie lunare, i satelliti di Giove, gli anelli di Saturno, le macchie solari… Scoperte che, tutte, confermavano la teoria eliocentrica copernicana. Fama europea dunque la sua, fin che la Chiesa contestò la sua tesi perché contraddiceva passi della Bibbia: conseguentemente gli intimò di non più insegnarla né diffonderla. Continuando Galileo a sostenere le proprie opinioni – scrisse infatti Il Saggiatore e il Dialogo dei Massimi Sistemi, capolavori, tra l’altro, “della letteratura scientifica d’ogni tempo e d’ogni paese (F. Flora)” – convocato a Roma dal Sant’Ufficio, il 22 giugno 1633 fu processato, costretto ad abiurare e condannato al carcere. Nel dicembre gli fu concesso di tornare, recluso, nella sua villa di Arcetri, presso Firenze, dove morì l’8 gennaio 1642, assistito dai discepoli Viviani e Torricelli.
da Lettere, p. 986
A Don Benedetto Castelli in Pisa, (Firenze, 21 dicembre 1613)
(…) Quanto alla prima domanda generica (…) non poter mai la Scrittura Sacra mentire o errare, ma essere i suoi decreti d’assoluta ed inviolabile verità. Solo avrei aggiunto, che, sebbene la Scrittura non può errare, potrebbe nondimeno talvolta errare alcuno de’ suoi interpreti ed espositori, in varii modi: tra i quali uno sarebbe gravissimo e frequentissimo, quando volessero fermarsi sempre nel puro significato delle parole, perché così vi apparirebbero non solo diverse contradizioni, ma gravi eresie e bestemmie ancora; poiché sarebbe necessario dare a Iddio e piedi e mani e occhi e non meno affetti corporali e umani, come d’ira, di pentimento, d’odio, e anco talvolta l’obblivione delle cose passate e l’ignoranza delle future. Onde, siccome nella Scrittura si trovano molte le proposizioni le quali, quanto al nudo senso delle parole hanno aspetto diverso dal vero, ma sono poste in cotal guisa per accomodarsi all’ incapacità del vulgo, così per quei pochi che meritano d’esser separati dalla plebe è necessario che i saggi espositori produchino i veri sensi, e n’additino le ragioni particolari per che siano sotto cotali parole stati profferiti. (…)
da Sidereus Nuncius, p. 19 (traduzione dal latino di Luisa Lanzillotta)
(…) Ora verremo esponendo le osservazioni da noi fatte nei due mesi trascorsi, richiamando, agli esordi di così grandi contemplazioni, l’attenzione di tutti quanti amano la vera filosofia. In primo luogo diremo dell’emisfero della Luna che è volto verso di noi. Per maggior chiarezza divido l’emisfero in due parti, più chiara l’una, più scura l’altra: la più chiara sembra circondare e riempire tutto l’emisfero, la più scura invece offusca come nube la faccia stessa e la fa apparire cosparsa di macchie. Queste macchie alquanto scure e abbastanza ampie, ad ognuno visibili, furono scorte in ogni tempo; e perciò le chiameremo grandi o antiche, a differenza di altre macchie minori per ampiezza ma pure così frequenti da coprire l’intera superficie lunare, soprattutto la parte più luminosa: e queste non furono viste da altri prima di noi. Da osservazioni più volte ripetute di tali macchie fummo tratti alla convinzione che la superficie della Luna non è levigata, uniforme ed esattamente sferica, come gran numero di filosofi credette di essa e degli altri corpi celesti, ma ineguale, scabra e con molte cavità e sporgenze, non diversamente dalla faccia della Terra, variata da catene di monti e profonde valli. (…)
da Appendice, pp. 1121-1122, 1125
SENTENZA – Roma, 22 giugno 1633.
Noi (nomi e titoli dei dieci componenti il Sacro Tribunale dell’Inquisizione) Essendo che tu, Galileo fig.lo del q.m. Vinc.o Galilei, Fiorentino, dell’età tua di anni 70, fosti denunziato del 1615 in questo S.o Off.o, che tenevi come vera la falsa dottrina, da alcuni insegnata, ch’il Sole sia centro del mondo e imobile, e che la Terra si muova anca di moto diurno; ch’avevi discepoli, a’ quali insegnavi la medesima dottrina; che circa l’istessa tenevi corrispondenza con alcuni mattematici di Germania; che tu avevi dato alle stampe alcune lettere intitolate Delle macchie solari, nelle quali spiegavi l’istessa dottrina come vera; che all’obbiezioni che alle volte ti venivano fatte, tolte dalla Sacra Scrittura, rispondevi glosando detta Scrittura conforme al tuo senso; e successivamente fu presentata copia d’una scrittura, sotto forma di lettera, quale si diceva esser stata scritta da te ad un tale già tuo discepolo, e in essa, seguendo la posizione del Copernico, si contengono varie proposizioni contro il vero senso e auttorità della Sacra Scrittura;
Volendo per ciò questo S.cro Tribunale provedere al disordine e al danno che di qui proveniva e andava crescendosi con pregiudizio della S.ta Fede, d’ordine di N. S.re e degl’Eminen.mi e Rev.mi SS.ri Card.i di questa Suprema e Universale Inq.ne, furono dalli Qualificatori Teologi qualificate le due proposizioni della stabilità del Sole e del moto della Terra, cioè:
Che il Sole sia centro del mondo e imobile di moto locale, è proposizione assurda e falsa in filosofia, e formalmente eretica, per essere espressamente contraria alla Sacra Scrittura;
Che la terra non sia centro del mondo né imobile, ma che si muova eziandio di moto diurno, è parimente proposizione assurda e falsa nella filosofia, e considerata in teologia ad minus erronea in Fide. (…)
Diciamo, pronunziamo, sentenziamo e dichiaramo che tu, Galileo sudetto, per le cose dedotte in processo e da te confessate come sopra, ti sei reso a questo S. Off.o veementemente sospetto d’eresia, cioè d’aver tenuto e creduto dottrina falsa e contraria alle Sacre e divine Scritture, ch’il sole sia centro della terra e che non si muova da oriente ad occidente, e che la terra si muova e non sia centro del mondo, e che si possa tener e difendere per probabile un’opinione dopo esser stata dichiarata e diffinita per contraria alla Sacra Scrittura; e conseguentemente sei incorso in tutte le censure e pene dai sacri canoni e altre constituzioni generali e particolari contro simili delinquenti imposte e promulgate. Dalle quali siamo contenti sii assoluto, pur che prima, con cuor sincero e fede non finta, avanti di noi abiuri, maledichi e detesti li sudetti errori e eresie, e qualunque altro errore e eresia contraria alla Cattolica e Apostolica Chiesa, nel modo e forma che da noi ti sarà data.
E acciocché questo tuo grave e pernicioso errore e transgressione non resti del tutto impunito, e sii più cauto nell’avvenire e essempio all’altri che si astenghino da simili delitti, ordiniamo che per publico editto sia proibito il libro de’ Dialoghi di Galileo Galilei. Ti condaniamo al carcere formale in questo S.o Off.o ad arbitrio nostro; e per penitenze salutari t’imponiamo che per tre anni a venire dichi una volta la settimana li sette Salmi penitenziali: riservando a noi facoltà di moderare, mutare, o levar in tutto o parte, le sodette pene e penitenze. (…)