Cold War
di Barbara Berardi
Titolo originale: Zimna wojna
Regia: Pawel Pawlikowski
Interpreti: Joanna Kulig, Tomasz Kot, Agata Kulesza, Cédric Kahn, Jeanne Balibar.
Bianco e nero, luci e ombre, passato e presente avvolgono una tempestosa relazione d’amore. Due cuori uniti nello stesso mondo, ma divisi e irrequieti, che cercandosi e ricercando se stessi si perdono e si ritrovano, in un arco di tempo ricco di trasformazioni, tra sonorità folk e jazz.
Dopo l’Oscar per Ida, Pawel Pawlikowski firma un altro grande film in bianco e nero, Cold War, anch’esso girato nel canonico formato 1:1:37 e premiato per la Regia a Cannes 2018, nonché trionfatore agli EFA, gli Oscar europei, con 5 statuette per Miglior Film, Regia, Montaggio, Sceneggiatura e Attrice.
Polonia 1949, dopoguerra. Il film inizia con il viaggio di tre giovani ricercatori che registrano, nella disastrata comunità rurale di Lesko, alcuni brani di musica popolare. Così ha inizio il reclutamento di quello che a breve diviene il “Mazowsze”, gruppo di ballo e canto popolare nato per volontà del governo filosovietico, e in seguito esportato in tutto il blocco orientale nell’arco degli anni ’50. Tra il direttore dell’orchestra, Wiktor (Tomasz Kot), e la giovane cantante e ballerina Zula (Joanna Kulig) nasce una storia d’amore. Per 15 anni i due si ameranno e si lasceranno, tra le tournée nell’Est, la fuga a Parigi di lui, sino al trasferimento di lei nella Ville Lumière nel 1957, dove canta brani jazz arrangiati dallo stesso Wiktor. Per poi ancora essere separati a causa di rientri precipitosi in patria e persino del carcere di lui nel 1959, ritornato per ricongiungersi all’amata.
Come nel film Ida, anche in Cold War la musica ha un ruolo fondamentale, entrando in risonanza con i personaggi e con le loro emozioni: lo si evince dai versi di “Dwa serduszka”, struggente canzone tradizionale che viene arrangiata in modi diversi nei diversi momenti del film, a evidenziare il cambiamento storico ed emotivo del loro rapporto, passionale e altalenante.
Questo film è dedicato ai genitori del regista, entrambi scomparsi. I due protagonisti del film condividono, non a caso, il loro nome di battesimo (Wiktor e Zula), evocando così la loro storia, bella e complicata.
La splendida fotografia, che ritroviamo nel film, ‘colora’ la narrazione tanto che il bianco e nero del girato non viene più notato dallo spettatore, che si ritrova avvolto nei toni cromatici del racconto stesso, sfumati e accesi proprio come la storia d’amore dei due protagonisti.
Consigliatissimo.
Voto: ****
Legenda
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