La notte sul mondo, trame da Auschwitz. La voce di Roberto Dall’Olio
di Fabrizio Simoncini
Storicizzare il nazismo, ricercare i fatti nella loro più cruda violenza quasi per volerli annodare in una trama che nel suo dispiegarsi mostri un senso compiuto, decidere se, per dirla come Fernand Braudel, la Shoah sia stata solo l’effimera “schiuma” generata “dal movimento potente delle maree” uno tra gli eventi che i “tempi lunghi” della storia stringono a sé, o l’approdo naturale di secoli di oscurantismo e conservatorismo: questo da sempre fanno gli storici. Ma il privilegio di incontrare un agile libretto a volte semplifica ogni tentativo di circoscrivere, di definire, permettendo a ciascuno di aprire il proprio irriducibile spazio interiore alla possibilità delle emozioni che immediatamente rimandano, senza mediazione alcuna, all’inesplicabile, a ciò che ancora pare inaudito: la soluzione finale.
È un privilegio allora aver incontrato l’opera di una persona ricca di talento come Roberto Dall’Olio. E proprio della sua ultima fatica di poeta vorrei parlare. È uscita, edita da Mobydick, La notte sul mondo (Auschwitz dopo Auschwitz).
Occorrono grandi doti di sensibilità per incontrare emotivamente un tema così drammatico come la Shoah. A maggior ragione sapendo che, sempre con meno frequenza, risulta possibile scoprire chi sappia volgere uno sguardo non stereotipato, o ideologico, per comprendere e raccontare gli aspetti più tragici e sconvolgenti che la storia ci mette davanti senza alcun appello. Affrontare il genocidio degli ebrei perpetrato dai nazisti è tutt’altro che facile, ancora di più farlo in versi. Il rischio di cadere in ovvietà, o peggio in inutili proclami morali, è lì in agguato. La mostruosità di ciò che è accaduto ad Auschwitz scava un fossato, che, chi voglia comprendere, ogni volta deve necessariamente colmare. E il libro di Dall’Olio ci aiuta in questo.
La Shoah appartiene a quelle cesure traumatiche che segnano il tempo storico, che tracciano un ineludibile prima e dopo. Come la scoperta delle Americhe, la Riforma, la Rivoluzione francese, la caduta del muro di Berlino. Il tema dell’Olocausto è un tema che sconvolge perché frutto del tragico fecondo matrimonio tra l’anti-illuminismo e la reazione. Non si parla di una svolta emotiva o illogica della storia. Tutt’altro. Assistiamo al culmine di un processo ideologico perfettamente razionale dove lo sterminio degli ebrei d’Europa non è un mezzo, ma il fine. Il fenomeno dell’antisemitismo: masticato, meditato, condiviso, da larghe parti della popolazione europea.
La stranezza è che la manifestazione della barbarie del ‘900 trova la sua culla nella Germania, dove nasce e prorompe brutale il fenomeno politico del Nazismo. Paradossalmente proprio nel luogo dove si è “pensato” più a fondo. Lutero, Fichte, Kant, Hegel, Marx, Nietzsche, Einstein sono lì a testimoniarlo. E ciò ci spiazza, ci mette di fronte a ciò che non riusciamo a dimostrare logicamente perché quella logica, quell’attenzione al rigore del pensiero aveva trovato i suoi migliori maestri proprio in terra tedesca.
Ed è qui che viene fuori il talento di Roberto Dall’Olio. La forma inusuale in versi tocca con apparente leggerezza gli aspetti umani più delicati per squarciare e rendere nuda la violenza nazista. È un atto di accusa e di ribellione insieme, che vuole mantenere in vita la rabbia interiore di ciascuno di noi al fine di non permettere l’oblio. Il facile oblio che ci riconduce nelle tenebre di sentieri che credevamo inghiottiti definitivamente dietro di noi, dal cammino di ciò che chiamiamo civiltà.
È un libro semplice nel suo darsi alla lettura, fecondo nelle emozioni che sa suscitare. La notte sul mondo tocca le corde più sensibili di chi ha ancora il coraggio di voler capire il perché di un genocidio, di una rottura così tragica tra l’umanità e il suo compito etico.